Vincenzo Migliaro

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Biografia breve di Vincenzo Migliaro

Vincenzo Migliaro (Napoli 1858 - 1938) è stato un pittore del XIX secolo. Appena quindicenne entra nello studio di Stanislao Lista, come alunno di disegno e di plastica ma due anni dopo si iscrive all'Istituto di Belle Arti, dapprima presso le cattedre di Maldarelli e di Postiglione, poi è ammesso alla classe di pittura del Morelli. Stringe amicizia con i compagni di studio e di lavoro Caprile, Fabron, Petruolo, Esposito, Vetri e Volpe e vince alcuni premi fra i quali il secondo del concorso nazionale di tutte le Accademie messo in palio nel 77, con Testa di donna. La sua formazione artistica e i suoi interessi lo portano ad applicarsi in numerose tecniche come il cesello e la scultura, nonché l'incisione all'acquafortee il disegno litografico come testimoniano le sue tavole illustrate per opere di Salvatore di Giacomo e per gli inserti poetici di questi in "La Tribuna illustrata". Partecipa a tutte le mostre della Società Promotrice napoletana dal 1880 al 1921, distinguendosi con un genere ritrattistico prevalentemente popolare. Nel 1887 presenta Vico Forno e Vico Grotte a Santa Lucia, contrassegnato da una resa non solo degli aspetti topografici ma anche della convulsa vita cittadina, tanto da indurre il Ministero della Pubblica Istruzione a commissionargli una serie di dipinti con vedute di quelle zone della vecchia Napoli che di lì a poco sarebbero sparite con il riassetto urbano del Risanamento (l'intera serie è a Napoli, Museo di San Martino). Il successo di queste opere, e la risonanza che ebbero per la particolare committenza, indirizzò l'artista verso questo genere che incontrò i favori del pubblico. Taverne, vicoli e panorami di Napoli, presi sempre con elementi del folclore, contraddistinguono quasi tutta la sua produzione, che si differenzia qualitativamente per l'inserimento nel mercato artistico di mostre nazionali ed internazionali, o per un mercato interno, meno attento alla qualità. Dopo una personale a Milano nel 1918 e una collettiva nel '27 con Caprile e Gemito, incomincia un declino economico e di critica, contrassegnato anche dalla perdita graduale della vista.

FONTE: L'Ottocento Napoletano dalla veduta alla trasfigurazione del vero

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